Guida all'analisi di un'Altcoin. Parte 2


di Token Party

Un altro contesto dal quale poter analizzare le varie altcoin è quello dei fattori economici. Se non vi è uno studio ed un approfondimento delle variabili economiche, il rischio è quello di commettere gravi errori di valutazione.

Analisi Fattori Economici

Quali sono le componenti economiche da tenere in considerazione quando si fa un’analisi di questo tipo:

  1. Capitalizzazione di mercato: indica la fetta di mercato capitalizzata dall’altcoin presa in studio. La capitalizzazione, anche detta “Marketcap” può essere facilemente calcolata moltiplicando il prezzo di un singolo token/coin moltiplicato per il rifornimento circolante. Un’altcoin con bassa capitalizzazione di mercato, riflette ovviamente un rischio più alto rispetto ad una “big cap” (criptovaluta ad alta capitalizzazione) Che valore prendere come riferimento? Possiamo affidarci al celebre sito Coinmarketcap (qui troviamo anche i dati relativi ai volumi e alla supply) che classica le varie monete in base alla capitalizzazione di mercato. Un’altcoin che non rientra nella top200, dovrebbe essere presa con le pinze in quanto a rischio elevato. Se scendiamo sotto la top1000, il rischio di imbattersi in progetti “fuffa” diventa molto elevato.
  2. Volumi: ovvero i volumi degli scambi, solitamente calcolati nelle ultime 24h, effettuati su una determinata criptovaluta. Più il volume di scambi è alto, più significa che il mercato presta interesse nei confronti di quell’asset. Più il volume è basso, più è alto il rischio di non trovare una controparte disposta a vendere/acquistare quell’asset. Come linea guida possiamo indicare la cifra dei 50/100 milioni di dollari di volumi nelle ultime 24h, come base MINIMA di partenza per poter solamente prendere in considerazione un’altcoin. Una criptovaluta con volume di scambi pari a 1 milione di dollari, presenta un  rischio estremamente alto
  3. Supply: si divide in: Circulating supply, o rifornimento circolante, indica il numero di token già mintati e dunque presenti sul mercato.  Total supply, o rifornimento totale, indica il numero massimo di token che potranno essere immessi sul mercato. C'è da tenere a mente che la total supply potrebbe comunque essere modificata nel tempo, dal team del progetto o più in generale da chi ha il potere di governance. In linea generale, se il rifornimento circolante rappresenta, in proporzione, una minima fetta del rifornimento totate, questo significa che probabilmente in futuro ci potrebbe essere una pressione di vendita elevata, in quanto devono ancora essere sbloccati e immessi sul mercato una grande quantità di token. Al contrario più la circulating supply si avvicina alla total supply, più possiamo “stare tranquilli” e minimizzare questo tipo di rischio.

  Coinmarketcap: dati economici di ETHATTENZIONE: Chi già conosce Ethereum si sarà sicuramente accorto di un errore. La total supply di Ethereum è in realtà infinita, con un incremento massimo annuo di 18 milioni di coin. Coinmarketcap a volte non è preciso per quanto riguarda i dati delle supply. Consigliamo di fare un una breve verifica anche su Coingecko.    

 Analisi dei Mercati di Riferimento

Un altro parametro da prendere come riferimento è il numero e la tipologia di exchange, sulle quali l’altcoin di riferimento è listata. Possiamo distinguere i mercati di riferimento in: Exchange centralizzati(CEX) come Binance, Coinbase, FTX, Crypto.com, Kraken, Kucoin, Bybit, Huobi ecc. Exchange decentralizzati (DEX) come Pancakeswap, Uniswap, Sushiswap, Raydium Quickswap ecc Essere listati su un exchange centralizzato è da considerarsi un valore aggiunto al progetto, mentre il listing su un DEX, non è un fattore che lo avvalora. Questo perché, su alcuni exchange decentralizzati, come Pancakeswap, tutti possono listare un token, a patto che abbiano a disposizione una liquidità di partenza da mettere nella pool. Di fatto, essendo il listing su DEX accessibile a tutti, esso non rappresenta notizia, e non crea valore al token, se non per il fatto che crea maggiori possibilità di contrattazione dell’asset. Invece, essere listati su grandi exchange come Binance, Coinbase o Kraken rappresenta un vantaggio competitivo forte. Tutti i grandi progetti del mondo crypto, seppur listati anche su DEX, hanno mercati di riferimento sui grandi CEX. Di solito la notizia del listing su un big exchange, rappresenta motivo di pump (crescita del prezzo improvvisa, a cui segue un rintracciamento per il cosiddetto “sell the news”)   Un’altcoin a bassa capitalizzazione e con volumi di scambi bassi di solito è listata solo su exchange decentralizzati, e ancor più spesso in quelli relativi all’ecosistema BSC, vista la facilità di listing su DEX. Spesso questi fattori corrono su strade parallele in quanto il listing su big exchange centralizzati, crea le condizione per un aumento dei volumi e della capitalizzazione.  

 Analisi della Tokenomics

La tokenomics, o token economy, può essere descritta come la materia che studia il sistema economico che è alla base dell’emissione dei token/coin. Semplificando, indica quali sono gli usi del token nativo e in quale proprozione la total supply verrà divisa fra: early investor, private sale, investitori istituzionali, team, quota destinata al marketing e agli sviluppi ecc. Essa principalmente riguarda:

  • La politica monetaria, ovvero la gestione dei flussi di emissione dei token nel tempo.
  • La natura del token (governance, utility, security)
  • Il caso d’uso ed incetivazione per gli holder
  • Il grado di decentralizzazione, ovvero ciò che riguarda la governance: all’interno del network, chi ha il potere decisionale e in che misura tale potere è distribuito tra i vari nodi?

La token economy fa parte di un ambito di studio molto vasto che, per forza di cose, non possiamo trattare in maniera approfondita in questo articolo, tuttavia possiamo gettare delle linee guida di base per poter distinguere una buona token economy da una cattiva. Come diceva nell’articolo precedente, la token economy, è un fattore di estrema importanza, che tuttavia nelle cosidette “shitcoin” viene subito posto in primo piano e spesso presentato come motivo di vanto all’interno della landing page del sito web. Progetti ambiziosi e con una visione concreta alle proprie spalle, di solito integrano semplicemente la tokenomics all’interno del whitepaper. Esempio di un aspetto della tokenomics di una shitcoin, presentatato in landing page.    

Analisi della Tokenomics: Elementi Positivi vs Elementi Negativi

Elementi Positivi:

  1. CORRETTA SUDDIVISIONE DELLA SUPPLY In situazioni in cui la supply è suddivisa in modo equo tra le varie aree di competenza, senza squilibri tali da permettere casi di rug pull (letteralmente: tirare il tappeto) da parte dei fondatori del progetto stesso. Infatti se gran parte della supply è in mano del team, e parallelamente non c’è nessun timelock che impedisce la vendita immediata, c’è il rischio concreto che essi possano vendere in qualsiasi momenti tutti i loro token, causando importanti cali di prezzo. Di solito, per dimostrare trasparenza, decide di ottenere diluire in più round la quota di token che le spetta ( o inserendo un time-lock), togliendo ogni dubbio su eventuali rug pull
  2. MOLTI INCENTIVI ED USE CASE Situazioni in cui c’è un reale caso d’uso del token all’interno del proprio ecosistema, al di là del “semplice” concetto di moneta digitale trasferibile su blockchain. Prendiamo ad esempio la moneta Binance Coin, la quale presenta numerosi incentivi nei confronti degli holder. Essa viene usata per ottenere sconti sulle commissioni del trading su Binance, per partecipare ai ricorrenti launchpool e launchpad (meccanismi di ricompensa in altri tokenper ottenere token) cashback con la carta di credito, gas fee per le transazioni sulla bsc ecc. Tutti questi incentivi ed use case, sono scritti nel suo whitepaper del 2017 
  3. CORRETTA GESTIONE DELL’EMISSIONE DEI TOKEN NEL TEMPO Una tokenomics capace di valorizzare l’asset rendendolo DEFLATTIVO nel tempo, è sicuramente un elemento che fa gola agli investitori di lungo periodo. Prendiamo come esempio il token Cake, nativo dell’ecosistema Pancakeswap. Esso è un ottimo token per use case e funzionalità ma INFLATTIVO dal punto di vista politico monetario, in quanto ampiamente utilizzato come token di ricompensa per le pool dello Yield Farming, causando una costante pressione di vendita. Altre criptovalute come Binance Coin e Luna sono invece DEFLATTIVE, poiché si presentano come asset scarsi sul mercato.

  Elementi negativi:  

  1. SITUAZIONI IN CUI LE RISORSE SONO ECCESSIVAMENTE DESTINATE AL REPARTO MARKETING. Destinare una quota di token al reparto marketing non è di certo una cattiva idea. Tutti i progetti in fondo, hanno un reparto marketing più o meno accentuato. Tuttavia uno sbilanciamento eccessivo della supply in questo senso può significare una mancanza di fondamentali e una predisposizione alla ricerca della speculazione da parte dei fondatori del progetto. Se per esempio in una tokenomics troviamo che il 10% della supply è rivolta allo sviluppo di nuove infrastrutture mentre il 30% della supply è destinata al reparto marketing, capiamo subito che il focus è rivolto al marketing e alla ricerca di attenzioni, a discapito dell’innovazione e del valore intrinseco del progetto
  2. ECCESSIVI INCENTIVI ALL’HODLING Classici biglietti da visita di una shitcoin sono continui burn per ogni transazione con un meccanismo di reward continuo per gli holder. Quando ci imbattiamo in token economy che premiamo questi meccanismi, al 99% ci troviamo di fronte ad un progetto senza use case. Di per sé, non è sbagliato incentivare gli holder con meccanismi di reward, tuttavia “il troppo stroppia” e solitamente questi incentivi sono presentati come cavallo di battaglia dell’altcoin, proprio perché non ci sono use case solidi e reali nel proprio ecosistema. Diffidate dunque, da token economy in cui, per esempio: per ogni transazione c’è una fee del 5%, la quale viene per metà bruciata e per metà ridistribuita agli holder. TIPS: Spesso questi token presentano supply enormi!
  3. BASSO GRADO DI DECENTRALIZZAZIONE Se in un progetto, i nodi autorizzati ad applicare modifiche al contratto sono pochi e centralizzati, diciamo che non è il massimo per una criptovaluta. Di per sé non è un elemento che condanna lo sviluppo di un progetto. Binance Coin infatti, presenta un certo grado di centralizzazione per quanto riguarda i nodi validatori della BSC, tuttavia questo, almeno per ora, non è un problema che ha “causato danni”. In linea generale un progetto che premia la decentralizzazione e la distribuizione del potere di govenrnace fra gli holder, andrebbe visto di buon occhio.